I Sindaci interessati all’area di ricerca idrocarburi denominata “Bugia”, Castelnuovo Rangone, Fiorano Modenese, Formigine, Sassuolo e Rubiera, , hanno condiviso e inviato una lettera all’assessorato alle Attività produttive della Regione Emilia-Romagna nella quale si esprime la “ferma contrarietà nostra, e delle comunità da noi amministrate, nei confronti dell’ulteriore aggravamento della pressione ambientale e sociale – si legge nella lettera – che finirebbe per ricadere sui territori dei nostri comuni a causa delle istanze minerarie: il territorio dell’Emilia-Romagna risulta già da tempo fortemente gravato da un grosso carico derivante dal settore estrattivo degli idrocarburi.

Infatti, dal 1895 al 2016, in Emilia-Romagna sono stati perforati un totale di 1.719 pozzi, su un dato complessivo nazionale di 7.246 pozzi, pari a quasi il 24% del totale nazionale. Nel complesso, a tutto il 2016, sono produttivi in regione 194 pozzi. Considerando tale contesto si ritiene di fondamentale importanza per la tutela dei territori da noi amministrati valutare con maggiore accuratezza la sostenibilità delle ulteriori istanze minerarie presentate nella nostra regione, anche attraverso un’analisi cumulativa dei carichi impattanti sui relativi territori. In particolare, da un’analisi della situazione in atto nei 22 Comuni interessati dai permessi di ricerca di Bugia e Fantozza risulta infatti che, su tali territori sono già stati autorizzati altri 4 permessi di ricerca  che, nel complesso, farebbero si che ben il 60% circa dei territori comunali potessero risultare interessati dalle attività di analisi geofisiche del sottosuolo; sono state poi già state autorizzate – proseguono i Sindaci – due concessioni di coltivazione a Spilamberto e Mirandola con attivi ben 24 pozzi estrattivi, che costituiscono, al 2016, circa il 12% del totale dei pozzi produttivi su terra ferma in Emilia-Romagna, a fronte di una superficie territoriale (totale dei 22 comuni interessati) che rappresenta solo il 6% del totale regionale”.

“Alla luce di tale preoccupante quadro – esprimono ancora nella lettera i Sindaci –  si ritiene imprescindibile anche l’integrazione degli aspetti socioeconomici nella valutazione della sostenibilità degli interventi potenzialmente impattanti sui nostri territori. Nel caso di Bugia e Fantozza, infatti, il tempo trascorso tra la procedura partecipata di screening ambientale (2009) e il rilascio dell’Intesa (2016) non ha consentito di cogliere il cambiamento radicale del sistema territoriale e sociale delle aree interessate, alcune delle quali ancora fortemente traumatizzate dalla tragica esperienza dei distruttivi eventi sismici del 2012. Tali comunità si ritiene meritino un nuovo e differente modello di sviluppo, da portare avanti per il loro futuro e quello dei territori in cui hanno deciso di vivere. Un modello che tenga conto anche dei contenuti del Piano Strategico Integrato dell’Area del sisma, un luogo da ripensare e valorizzare nelle sue specificità storiche, culturali e territoriali, nel quale l’ulteriore aggravamento della pressione esercitata da ulteriori istanze minerarie difficilmente consentirebbe il raggiungimento di tale ambizioso obiettivo di piano”.

 

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