Nuove regole e limitazione al numero di catture giornaliere, per salvaguardare la fauna ittica. Come? Prestando particolare attenzione alle specie autoctone in rapida diminuzione come anguilla, barbo, lasca e vairone; avviando per la prima volta in Italia di un modello sperimentale di gestione della pesca professionale all’insegna della conservazione dell’ecosistema, per evitare il  rischio di un eccessivo sfruttamento dei corsi d’acqua; valorizzando il ruolo dell’associazionismo soprattutto nell’ambito della formazione dei giovani e dell’organizzazione delle competizioni sportive; prestando più attenzione al rispetto dei pesci quali esseri viventi.

Sono le principali novità contenute nello schema di regolamento licenziato in via preliminare nei giorni scorsi dalla Giunta di Viale Aldo Moro in attuazione della legge regionale n. 11/2012 sulla disciplina della pesca nelle acque interne e sulle successive modifiche. Da ultimo quelle introdotte con la legge n. 2/2017, approvata dall’Assemblea legislativa il 6 marzo scorso, che ha rafforzato la vigilanza e inasprito le sanzioni pecuniarie contro la pesca di frodo, oltre a dare il via a una consistente operazione di snellimento e semplificazione delle procedure burocratiche.

“Dopo aver irrobustito le misure di contrasto al bracconaggio ittico- sottolinea l’assessore regionale alla Pesca, Simona Caselli- con questo provvedimento introduciamo norme stringenti per tutelare in maniera ancora più efficace le specie ittiche presenti nei nostri fiumi, a partire da quelle a rischio di scomparsa indicate dall’Ue. Al tempo stesso, con le nuove norme, poniamo le basi per la sperimentazione, primi a livello nazionale, di un modello innovativo di pesca sostenibile che potrà anche prevedere l’assegnazione in esclusiva ai pescatori professionali di interi tratti dei corsi di acqua da affidare alle loro cure per un certo numero di anni, in modo da favorire una sorta di ‘autogestione responsabile’ dell’attività di pesca per contrastare i fenomeni sempre più frequenti di depauperamento del patrimonio ittico”.

Le nuove coordinate per i 40mila appassionati   
Tornando alle nuove modalità della pesca sportiva e ricreativa, sono parecchie le novità che interessano i circa 40mila appassionati che in Emilia-Romagna, lenze alla mano, praticano questa disciplina più o meno assiduamente. Le più significative riguardano anzitutto l’introduzione di limitazioni al numero giornaliero di catture di molte specie, a cominciare dall’anguilla (due capi al giorno) e proseguendo con altri pesci d’acqua dolce rari come tinca (1), vairone e lasca (30 esemplari a testa per entrambi). Numerose anche le tipologie per le quali viene per la prima volta fissata una taglia minima di detenzione (latterino, lasca e vairone) oppure aumentata quella minima finora in vigore: ad esempio, per l’anguilla, si passa dai 30 ai 40 centimetri di lunghezza, per il barbo da 16 a 25 centimetri.

Le attrezzature, le esche e le pasture consentite 
Sempre nella prospettiva della salvaguardia del patrimonio ittico, per la prima volta viene fissato per alcune specie (alborella, cavedano, lasca) il divieto di pesca, finora non contemplato, in alcuni periodi dell’anno. Descritti con precisione anche le attrezzature da pesca, nonché le esche e pasture consentite in rapporto alle caratteristiche dei diversi corpi idrici e al tipo di pesca praticata. Così ad esempio, dall’elenco delle attrezzature ammesse, sparisce la “mazzacchera”, una tecnica studiata appositamente per la cattura dell’anguilla. A questo riguardo, da segnalare l’invito esplicito alla collaborazione tra pescatori per raccogliere le segnalazioni su eventuali catture di specie considerate ormai estinte o estremamente rare come lo storione.

Più attenzione al “benessere” dei pesci
La nuova regolamentazione estende poi a tutte le aree collinari e montane dell’Emilia-Romagna l’obbligo di utilizzare solo ami privi di ardiglione o con ardiglione schiacciato per minimizzare il danno inferto agli esemplari di trota, cavedano, lasca, ecc. eventualmente rilasciati in acqua subito dopo la cattura, obbligo finora previsto solo in alcune province dell’Emilia-Romagna. Altra novità di rilievo è il decollo dei corsi di formazione rivolti agli under 18 per l’apprendimento delle più elementari regole sulle modalità di pesca ed educarli ai principi del rispetto dell’ambiente e della salvaguardia del patrimonio ittico. I corsi saranno organizzati dalle associazioni dei pescatori e al termine sarà rilasciato ai giovani partecipanti un attestato che darà diritto all’esenzione dal pagamento della licenza di pesca; un’opportunità riservata finora solo agli adolescenti sotto i 12 anni.

L’iter del provvedimento  
Dopo il varo da parte della Giunta regionale lo schema di regolamento è ora passato all’esame dell’Assemblea legislativa per l’espressione del parere sulla conformità del provvedimento con la legge regionale n. 11/2012, dopodiché tornerà in Giunta per il varo definitivo, forse già entro il 2017, e la successiva emanazione con decreto del Presidente della Regione. Le nuove norme, come recita il testo, entreranno in vigore con la riapertura della prossima stagione di pesca ai salmonidi, fissata per l’ultima domenica di marzo 2018.

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