Bologna è la seconda provincia più ricca dopo Milano, mentre l’Emilia-Romagna si piazza al 3/o posto. Questo secondo i risultati della ventitreesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Emilia Romagna, presentato oggi a Bologna. Il capoluogo emiliano ha registrato nel 2016 un reddito pro capite di 25.333 euro, in aumento rispetto al 2015, secondo solo alla provincia lombarda.

Entrando nel dettaglio, la spesa complessiva per i beni durevoli registrata in Emilia-Romagna è stata pari a 5.427 milioni di euro (+6,1% rispetto all’anno precedente), su un totale nazionale pari a 59.295 milioni di euro.

I settori di spesa

  • Auto e moto – Andamento positivo per il settore delle auto nuove, che registra un incremento importante dei consumi rispetto al 2015 dell’11,7%, seppur inferiore a quello medio nazionale (+14,1%), con la spesa complessiva che passa dai 1.642 milioni di euro del 2015 ai 1.833 milioni del 2016. Più contenuto l’incremento dei consumi registrato dal settore dell’usato: +4,5% rispetto al 2015, incremento allineato a quello medio nazionale (+4,4%) Trend molto positivo anche per il comparto motoveicoli, che dopo aver registrato un incremento della spesa delle famiglie del 4,9% nel 2015, segna un ottimo +15,8% (con la media italiana che si ferma a +13,3%).
  • Mobili – Il settore dei mobili registra una crescita dei consumi dell’1,8%, con la spesa complessiva delle famiglie che aumenta rispetto allo scorso anno (1.193 milioni di euro) raggiungendo 1.214 milioni di euro.
  • Elettrodomestici – In crescita tutto il settore, con il comparto degli elettrodomestici grandi e piccoli che vede incrementare i consumi dal +3,2% del 2015 al +4,0% di quest’anno (tasso d’incremento superiore a quello medio nazionale che si attesta sul +3,2%). Ottima percentuale anche per l’elettronica di consumo, che inverte la tendenza dopo la flessione dei consumi del 5,4% evidenziata lo scorso anno, segnando un lieve aumento della spesa delle famiglie: +0,6%, con una spesa complessiva di 168 milioni di euro.
  • Prodotti Informatici – In rialzo i consumi anche per quanto riguarda il settore dell’Information Technology (+1,6%) che migliora il quadro negativo del 2015 (-1,4%) e supera la media nazionale, ferma a +0,7%.

 

Le province

Aumenta il reddito disponibile pro capite di tutte le provincie emiliane: il capoluogo vede aumentare il reddito dei propri abitanti da 24.648 euro dello scorso anno a 25.333 euro attuali. Aumenta il reddito medio anche nelle province di Forlì-Cesena (23.137 euro), Modena (22.345 euro), Parma (22.138 euro), Piacenza (21.583 euro), Ravenna (21.004 euro), Reggio Emilia (20.792 euro), Rimini (19.422 euro) e Ferrara (19.243 euro).

Complessivamente il dato della regione Emilia-Romagna mostra un incremento del 2,6% nel 2016, superiore a quello medio nazionale (+2,4%)

Tassi d’incremento positivi (seppur in attenuazione rispetto al 2015) in tutto il territorio per quanto riguarda il mercato dell’auto nuova. Bologna fa registrare una spesa complessiva di 441 milioni di euro (+11,3%), seguita da Modena con 311 milioni di euro (+13,8) e Reggio Emilia con 215 milioni di euro (+10,6%). In testa nella classifica delle percentuali ci sono Piacenza con +15,2% e Forlì-Cesena con +14,0%.

Anche il comparto delle auto usate evidenzia un andamento positivo in tutte le province, anche se le percentuali di crescita sono più contenute rispetto al mercato del nuovo. Il tasso d’incremento più elevato si registra a Rimini (+6,3%), seguita da Forlì-Cesena (+5,9%) e Bologna (+5,4%): queste tre province si collocano sopra alla media nazionale, che si attesta a +4,4%. Chiudono la classifica Reggio Emilia con +3,1% e Piacenza con +2,8%.

Per quanto riguarda il settore dei motoveicoli Bologna fa registrare un aumento del +23,8% (nel 2015 lo stesso indicatore faceva segnare +4,4%), seguita da Rimini con +18,5%, Piacenza con +17,1% e Modena con +16,3%. Tassi d’incremento più bassi a Reggio Emilia (+9,4%) e Ferrara (+4,1%).

In crescita i consumi di mobili e arredamento nella regione (+1,8%). La spesa delle famiglie a Bologna si attesta sui 287 milioni di euro (+2,3%), seguita da Modena con 196 milioni di euro (+1,1%), Reggio Emilia (+1,8%) e Parma (+2,6%). Chiude Piacenza con 80 milioni di euro (+2,1%).

Quadro ottimo in tutte le province per quanto riguarda il comparto degli elettrodomestici grandi e piccoli. Su 9 province, 8 registrano un tasso d’incremento più alto della media nazionale (+3,2%) e Rimini, che mostra una crescita della spesa dell’1,7%, fa comunque meglio del 2015. Modena guida la classifica con una crescita della spesa per l’acquisto di mobili del +4,7%, seguita da Ferrara con +4,4%, Ravenna con +4,3%, Bologna con +4,2%, Piacenza e Reggio Emilia con +4,1%, Parma con +3,9% e Forlì-Cesena con 3,7%.

In lieve ripresa il mercato dell’elettronica, con percentuali positive in tutte le province: Modena passa dal -6,0% del 2015 al +1,0%; Piacenza dal -3,3% al +1,0%; Ferrara dal -5,1% al +0,7%; Ravenna dal -4,5% al +0,6%; chiude Forlì-Cesena che passa dal -5,3% dell’anno scorso al +0,1% del 2016.

In crescita anche i consumi all’interno del settore dell’Information Technology in tutte le province. A Bologna la spesa per l’acquisto di PC e prodotti informatici cresce del 2,3%,  a Ferrara del 2,1%, a Modena del 1,9%, a Parma e Reggio Emilia dell’1,6%. Seguono con un tasso d’incremento del 1,1% Ravenna e Rimini. Chiudono Piacenza e Forlì-Cesena rispettivamente con +0,5% e +0,2%.

 

Alcune tendenze generali che si riscontrano anche in Emilia Romagna: la sostenibilità, un valore sempre più discriminante e premiante.

Anche in questa Regione, come nel resto d’Italia i consumatori hanno giorno un atteggiamento molto selettivo ed esigente: ben sette su dieci sono disponibili a premiare le aziende che investono in sostenibilità, pagando di più i loro prodotti. Per contro, qualora un’azienda si dimostrasse evidentemente non sostenibile, sono disposti a boicottarla astenendosi dall’acquisto (nel 64% dei casi), oppure sconsigliandolo a parenti ed amici (nel 45%).

In effetti la qualità intesa in senso lato (61%) è oggi il valore guida degli italiani quando fanno acquisti davanti al prezzo (58%) e alle promozioni (40%), capovolgendo un paradigma che spesso vedeva il fattore economico come elemento discriminante; l’indagine rileva poi come ben l’87% degli intervistati sceglie marchi di fiducia, possibilmente italiani, meglio se con una buona reputazione.

Per il 53% degli intervistati il concetto di sostenibilità è intrinsecamente connesso alla variabile ambientale: l’attenzione alle risorse limitate è notevole, mentre la sostenibilità ormai non è più una dichiarazione, ma uno stile di vita sempre più diffuso (87%).

I settori considerati più virtuosi sono quelli alimentari, energetico e automobilistico, anche grazie alla ingente comunicazione di prodotto che è stata effettuata, facendo cardine sui temi della sostenibilità. Per quanto concerne il terziario, e più in particolare banche e assicurazioni, la sostenibilità viene misurata dalla vicinanza ai clienti che attraversano momenti di difficoltà (40%), da una comunicazione chiara e trasparente (35%), dall’offerta di prodotti e servizi adeguati e non sovradimensionati (33%).

Sul versante aziendale gli investimenti in sostenibilità vertono principalmente sulla governance, sulla sostenibilità sociale ed ambientale. L’80% delle società intervistate dichiara che l’impegno nella sostenibilità si traduce in una migliore performance economica finanziaria nel medio/lungo periodo. Tuttavia la mancanza di ritorno immediato unita a quella di incentivi di mercato, sono elementi che rallentano lo sviluppo della sostenibilità all’interno delle aziende, secondo circa un’azienda su quattro tra quelle intervistate.

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